Un patto civico per la Calabria -Sanità calabrese in tilt

San Francesco di Paola pensaci tu !

Siamo calabresi ma viviamo abitualmente fuori dalla nostra terra, più spesso per scelta che per necessità, però non abbiamo mai reciso il radicamento profondo che avvertiamo in essa. Oggi, di fronte all’umiliazione della nostra regione e dei suoi abitanti non possiamo e non vogliamo rimanere attoniti, né in silenzio, ma levare un appello forte per un impegno unitario, che è possibile e doveroso praticare. Il nostro desiderio è quello di liberare la Calabria dalla morsa soffocante dell’arretratezza, della subalternità e della marginalità, guardando con speranza a quello che accadrà con le prossime elezioni regionali.

La pandemia di Covid-19 ha segnato profondamente la nostra esperienza sociale e individuale. È auspicabile che essa abbia anche insegnato qualcosa riguardo al tempo che viviamo. Con il suo manifestarsi travalicando ogni confine statale e amministrativo, aggredendo l’intera specie umana e travolgendo l’economia globalizzata, essa ha rafforzato in molti la consapevolezza dell’unico destino che accomuna i popoli della terra.

Una tale consapevolezza ci spinge non soltanto a riflettere, ma anche a praticare ogni giorno le scelte necessarie a rendere la nostra presenza sul pianeta sostenibile sia per le sue conseguenze ambientali sia per quelle sociali. I fridays for future ispirati dall’azione di Greta Tunberg ci hanno fatto capire che nelle generazioni più giovani questa consapevolezza viene avvertita ormai come un’urgenza, alla quale occorre fornire risposte non più differibili: ciò che, magari, si potrebbe fare semplicemente dando corso ad impegni che sono già stati proclamati ed assunti.

Ad esempio, basterebbe riferirsi all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU e condividere i suoi obiettivi per avere un programma generale al quale ispirarsi per i prossimi dieci anni: sconfiggere la povertà; sconfiggere la fame; perseguire salute e benessere; garantire istruzione di qualità; assicurare parità di genere; rendere disponibili per tutti acqua pulita e servizi igienico-sanitari; puntare su energia pulita e accessibile; produrre lavoro dignitoso e crescita economica; sviluppare imprese, innovazione e infrastrutture; ridurre le disuguaglianze; creare città e comunità sostenibili; praticare consumo e produzione responsabili; lottare contro il cambiamento climatico; tutelare la vita sott’acqua; tutelare la vita sulla terra; realizzare pace, giustizia e istituzioni solide; praticare partnership per gli obiettivi.

E poiché attualmente la politica non può che pensare globalmente e agire localmente, riteniamo che questa agenda possa ispirare anche le donne e gli uomini calabresi, declinata per il territorio senza rassegnazione né furbizia, ma addirittura con l’impegno di rendere la nostra Regione protagonista di una fase di tenace slancio verso quegli stessi obiettivi.

Dopo le elezioni di gennaio e con l’esplodere della pandemia si sono potute valutare immediatamente l’insufficienza e l’inadeguatezza del governo della Regione Calabria, debole, privo di orientamento prima ancora che di un programma credibile di fronte alle sfide del tempo, subalterno ai centri di comando dei partiti che per decenni hanno umiliato le nostre popolazioni e i nostri territori nel concreto delle scelte e delle proposte (dalla secessione di un tempo al regionalismo differenziato attuale).

Certo non si poteva pensare che la tragica scomparsa della Presidente Santelli – che ha colpito profondamente tutti, ma non può certamente mutare i giudizi politici – producesse una accelerazione inaspettata, costringendo a misurarsi immediatamente con l’urgenza di costruire una risposta credibile, forte e unitaria non soltanto sul piano del confronto politico-culturale e della costruzione di un percorso di alternativa, ma anche sul terreno immediato della contesa elettorale.

Di fronte allo spettacolo avvilente che la Calabria sta offrendo in questi giorni con lo sfascio della propria sanità e con figure imbarazzanti a rappresentarla, da calabresi della diaspora sentiamo allora la necessità impellente di rivolgere un appello alle forze politiche, culturali e associative affinché possano ritrovarsi unitariamente per sostenere un’alleanza civica per il cambiamento.

Riconoscendoci integralmente nei principi fondamentali e nei valori della Costituzione della Repubblica Italiana, la nostra iniziativa non esprime alcuna tentazione di essere “antipolitica”, bensì di realizzare “buona politica”. Non vogliamo sollecitare alcun antagonismo concorrenziale con i partiti tradizionali, ma un dialogo aperto e costruttivo su pratiche e obiettivi concreti, che – naturalmente – in Calabria non possono partire se non dalla lotta contro ogni potere criminale ed occulto, per la legalità e la giustizia, primo ed ineludibile discrimine.

Il nostro appello ha dunque un obiettivo preciso. Ci rivolgiamo alle formazioni e alle liste uscite sconfitte alle elezioni regionali dello scorso gennaio: secondo noi hanno il dovere politico e morale di confrontarsi con la possibilità di costruire un grande patto civico, nel quale a nessuno possa chiedersi di annullare la propria identità ed il carattere originale della propria esperienza. Ma nello stesso tempo deve affermarsi con forza una tensione unitaria in grado di sconfiggere le destre sul piano elettorale e i blocchi di potere interessati a mantenere gli equilibri del dominio reale sui territori. In questo contesto occorre che avanzi una nuova generazione di donne e uomini capaci di prendere su di sé la responsabilità del cambiamento.

Il tempo per fare tutto questo è adesso. Dopo potrebbe risultare troppo tardi, soprattutto pensando a chi vuole sfruttare questo drammatico momento per suscitare pulsioni antidemocratiche  in un disegno politico ed elettorale favorevole alle destre. Se pure non esercitiamo il diritto di voto in Calabria, siamo nelle condizioni di partecipare, di mobilitare ed in qualche misura di influire sui processi e sulle scelte che lì si producono e per questo ci batteremo senza riserve e senza timori di denunciare egoismi, incapacità e malafede di chi perseguirà piccoli interessi personali e di gruppo invece di comprendere la gravità della situazione ed offrire una risposta unitaria che ne sia all’altezza.

Esperia

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