Giangurgolo, Corajisima e il Carnevale Calabrese

Ogni regione italiana ha le sue maschere e i suoi tradizionali festeggiamenti di Carnevale: alcuni sono più famosi di altri, come il Carnevale di Venezia o quello a noi molto vicino di Viareggio. Altri invece stanno ormai scomparendo, pur essendo ancora molto radicati fino a pochi decenni fa.

Così è per il Carnevale Calabrese. Che porta con sé due filoni principali, connessi dal tema allegorico dell’ingordigia.
Giangurgolo_maschera_calabrese_della_commedia_dellarteIl primo si rifà alla Commedia dell’Arte e alla maschera di Giangurgolo, generalmente considerata di origine calabrese. A seconda delle interpretazioni è una maschera nata per prendersi gioco dei dominatori o ispirata a un personaggio reale di Catanzaro, in entrambi i casi Giangurgolo ha l’aspetto di un signorotto ricco, spaccone e spavaldo e soprattutto sempre affamato e avido di cibo.

L’altro filone, mirabilmente narrato da Carlo Grillo, presidente dell’Associazione culturale “Calabria Logos” di Cosenza è quello della storia di Carnevale e della moglie Corajisima di cui esistono moltissime versioni.
La vicenda racconta del personaggio Carnevale che mangia fino a sentirsi male. Dopo aver fatto testamento e chiesto perdono al prete, muore. La moglie Corajisima, porta il lutto e lo piange digiuna per quaranta giorni.
coraisimaEd è così che Carnevale e Corajisima diventano due fantocci, entrambi bruciati pubblicamente nelle piazze per scongiurare fame e stenti. In alcuni paesi la Corajisima diventa un piccola pupa di pezza da appendere fuori dalla porta, oscillante in balia degli elementi, per tutti i quaranta giorni della Quaresima e da bruciare in piazza il sabato di Pasqua per tenere lontana dalla famiglia la carestia.

Voi avete qualche ricordo di Giangurgolo, Carnevale o Corajisima? Ce lo raccontate?
Nel frattempo buon martedì grasso a tutti!

Esperia

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